And then while I'm away, I'll write home everyday and I'll send all my loving to you…

2 Maggio 1879

{Lettera di Marianne Wilde alla cugina Camille}

Londra, 26 Aprile 1879

Dear sweetie,

Da dove comincio? Sei sparita, sei scappata a Parigi, sei diventata una cantante dell’Opèra, ti sei fidanzata con un Gallese, e tutto questo… senza dirmi niente?!

Non si fa, cuginetta mia. Ci sono rimasta molto molto molto male, sappi che ci vorranno almeno una decina di nastri nuovi, quelli di seta cangiante che piacciono a me, per farti perdonare. Magari presi in una di quelle boutique alla moda parigine… Quanto ti invidio, sei nella città più incantevole del mondo!

Oh, e prendine uno bianco. Starà benissimo col mio abito da sposa. Niente convenevoli, so che lo zio Henry ti ha già detto tutto, almeno questo è ciò che ho capito mentre cercavo di avere tue notizie, tra un “è splendida come sua madre” e un “devi vedere com’è cresciuta”. Il solito Henry Woodhouse, pazzo della sua biondissima figlia.

Non dubito che tu sia una meraviglia, sweetheart. Esigo che tu mi faccia da damigella d’onore, e stavolta non sto scherzando! John ti piacerà, è un uomo così affascinante… Riesce persino a rendermi seria, quando serve, e tu sai quanto sia difficile! E poi ha gli occhi color smeraldo, ti immagini quanto saranno belli i nostri bambini?

Ma parliamo di te, miss Woodhouse, o dovrei dire miss O’Malley? Non ti chiedo se tu sia innamorata, la risposta mi pare ovvia. Ti conosco troppo bene per non sapere che l’unico uomo a infilarti un anello al dito sarebbe stato l’amore della tua vita!
Sono felice, tanto felice per te. E voglio conoscerlo, questo principe azzurro. O nero, come mi ha ironicamente corretto lo zio. È un genio chi lo capisce, tuo padre!

Ci manchi da morire, Cami. Mi sposo il 9 di giugno. Ti aspettiamo qui. Non deludermi, honey.

With love,

Marianne

{Lettera di Camille alla cugina Marianne}

Parigi, 2 Maggio 1879

Dear Mary,

Lo so, lo so. Sono incorreggibile. Ma se ti avessi scritto mio padre l’avrebbe saputo in un batter d’occhio, non puoi negarlo! Sarebbe venuto qui e mi avrebbe rispedito in Inghilterra caricandomi sul primo traghetto.

“La testa sta troppo in alto per guidare i piedi, honey. Vai dove ti porta il cuore”, non me lo dicevi sempre tu? Be’, per una volta, ho smesso di pensare, e ho seguito il tuo consiglio. Certo, forse non credevi che sarei partita per Parigi, ma è colpa mia, perchè non sono sempre stata del tutto sincera con te. Ti ricordi quando scappò Mimì, il gatto della zia Charlotte? Ogni giorno sparivo per ore, con la scusa di andare a cercarlo nei boschi. La verità è che mi dedicavo a tutt’altro, su un palco.
Un giorno ti spiegherò meglio, promesso.

Non mancherei al tuo matrimonio per nulla al mondo, ma voglio sapere in anteprima che colore saranno gli abiti delle damigelle! Niente giallo, mi raccomando. Lo sai che mi fa sembrare un pulcino. Altrimenti al mio di matrimonio ti farò vestire di verde pistacchio!

Accidenti, avrò due damigelle d’onore! Ti arrabbierai tanto, ma l’ho già promesso a una mia carissima amica, Isabella. Se mai verrai a trovarmi a Parigi te la farò conoscere, ho come la sensazione che andreste molto d’accordo. È la spagnola più divertente, frizzante e adorabile che abbia mai incontrato.

E ovviamente, ti presenterò anche Nathan… È incredibile, non è vero? Non credevo fosse possibile amare qualcuno in questo modo. Penso a lui in ogni momento, e mi chiedo se anche lui abbia soltanto voglia di stringermi tra le braccia, quando siamo lontani. Lo amo perchè è diverso, unico nel suo genere, insolito ma brillante, misterioso ma sincero, dolce ma passionale… Luce e ombra.
Camille O’Malley… Ha un suono così musicale, con tutte quelle “l”… Oh, ecco, ora non me lo toglierò più dalla testa per colpa tua!

Ci vediamo a Giugno, cuginetta.
Ti abbraccio forte,

Camille

9 Marzo 1879

{Lettera di Henry Woodhouse alla figlia. Scrittura spigolosa, dura e concisa.}

Highbury, 2 Marzo 1879

Mia adorata Camille,

Sei stata alquanto chiara, e ho apprezzato l’onestà, nonostante il duro colpo. Ma non posso mentirti: sono furente all’idea che qualcuno possa sfiorare mia figlia senza il mio consenso.

Pertanto, ho preso l’irrevocabile decisione di recarmi a Parigi il prima possibile, entro la fine del mese corrente. Ciò che più mi preme è rivederti, my child, e spero mi concederai, com’é giusto, di trascorrere del tempo con te. L’importante è questo, per me.
Desidero conoscere la tua nuova vita, e a buon diritto farne parte, dopotutto sono pur sempre tuo padre.

Soltanto allora mi presenterai questo medico gallese, questo mister O’Malley, e valuterò quanto siano solidi i principi di costui, e assieme ad essi svelerò la veridicità o l’infondatezza delle sue intenzioni nei tuoi confronti. Mi fido del tuo giudizio, ma è assolutamente necessario che sia io a parlargli, di persona. Qualora i suoi fossero veri sentimenti per te, non avrà di certo paura di incontrarmi e dirmeli.

Belle parole non bastano. Fatti, bambina mia, voglio vedere qualcosa di piú; altrimenti non accetterò che quest’uomo possa soltanto pensare di poterti avere. Gli consiglierei caldamente di avere le idee perfettamente chiare, per quando verrò. Accetto d’incontrarlo, ma non ti prometto di più.

Riceverai presto informazioni più dettagliate sulla mia partenza. Nel frattempo, come sempre, sii prudente, my darling, e ricorda che qualunque cosa accada tu sarai sempre la mia bambina.

With love,

Dad

4 Settembre 1877

{Abbozzo di una lettera mai spedita, piuttosto stropicciata, conservata in un bauletto assieme alla corrispondenza di Camille.}

Londra, 4 settembre 1877

Mia cara mamma,

Se tu fossi qui, sapresti esattamente cosa fare. Ero talmente piccola, quando te ne sei andata, che non posso nemmeno dire di averti mai conosciuta per davvero. Eppure, ne sono certa.

Ho diciassette anni ormai. Ti somiglio, mi dicono. Stesso viso, stessi occhi. Stessa indole, forse un po’ ribelle.

Oggi pomeriggio, per l’ora del tè, si è presentato ad Highbury l’ennesimo uomo che me l’ha confermato. “Siete uguale alla vostra splendida madre, che riposi in pace.” Mr Gray. Per ricordarsi il tuo volto, puoi ben immaginare che non debba aver avuto meno di una quarantina d’anni. Papá, ovviamente, sapeva già perchè fosse lì. Mi ha preso in disparte, mi ha abbracciata come sempre, e con quella sua solita dolcezza, mi ha sussurrato “Non avere paura, my beautiful rose. So che farai la cosa giusta. Ascolta il tuo cuore, parlerá lui per te.”

Non credo di aver mai avuto un battito cardiaco più naturale, pacato, di quando il signor Winston Gray si è inginocchiato di fronte a me, fissandomi con quei suoi occhi verdi caparbi e sicuri, chiedendomi come fosse la cosa più normale di questo mondo se volessi essere sua moglie. Non è così che ci si dovrebbe sentire, ascoltando certe parole. Non ho sbattuto ciglio, dicendogli di no.

Perchè non ho provato assolutamente nulla? Perchè tutte le mie amiche, Sophie, Abigail, Elizabeth, non fanno altro che darmi della difficile, dirmi che non so cosa mi perdo, a rinunciare a un matrimonio dopo l’altro? Sono forse incapace di amare un uomo?

Sì, lo sono. Non amo nemmeno lui, con quella sua carnagione ambrata, i suoi occhi scuri e penetranti, i suoi modi affascinanti e spontanei. Credevo di amarlo, ma non è così. Amo stare sul palco, con o senza di lui, questo sì. Amo cantare di fronte a un gruppo di sconosciuti senza un soldo in tasca, vedere sorrisi sinceri sui loro volti stanchi e segnati dalla fame e dalla fatica. Amo recitare Shakespeare, amo trasformarmi in Ofelia, e struggermi d’amore per il mio Amleto, anche se per finta, amo essere un’altra persona, diversa ed irriconoscibile.

Penso che nemmeno papà riuscirebbe a riconoscermi, se mi vedesse su quel palco sgangherato. Se mai mi scoprisse, andrebbe su tutte le furie. Perchè è così contrario a farmi fare ciò che desidero? Un giorno ho provato ad accennargli il fatto che volessi diventare una cantante; non l’ho mai visto così arrabbiato, così… deluso.

Forse dovrei ascoltarlo, forse dovrei smetterla di sognare e chiedere scusa al signor Gray, implorare il suo perdono e accettare di sposarlo. Sarebbe la cosa più saggia da fare.

My dear mother, I’m confused.

Mandami un segno, dovunque tu sia. Ho bisogno di te.

With all my love,

Camille

[Assieme alla lettera, una piccola fotografia vecchia e sbiadita, di una giovane donna di rara bellezza.]

Annabelle Smith

24 Febbraio 1879

{Lettera di Camille Woodhouse al padre}

Parigi, 24 Febbraio 1879

My beloved father,

non sono mai stata capace di nasconderti qualcosa. L’ho fatto soltanto una volta, e sebbene le mie azioni mi abbiano portata qui, cosa di cui non mi pento affatto, so di averti fatto soffrire. Pertanto, non ripeterò un’altra volta lo stesso errore, e in questa lettera che ti scrivo, sarò totalmente, assolutamente sincera con te.

Mi conosci troppo bene. Ancora una volta, mi hai compreso alla perfezione, seppur non fosse mia intenzione, rivelarti tutto, così presto. Ma non riesco più a tenermi tutto dentro, so che è la cosa giusta da fare, dirti tutto, non farti crogiolare nel sospetto ed assicurarti, per l’ennesima volta, che qualsiasi cosa tu possa pensare di quello che sto per scriverti, non devi temere che io possa essere infelice.

Credo tu sia consapevole di quanto importante io ritenga il tuo pensiero, il tuo giudizio, e sai che tante volte ho seguito i tuoi saggi e previdenti consigli, senza mai pentirmene. Tuttavia, questa volta, non devi avere alcun timore per la mia incolumità, perché a Parigi, qualcuno mi ha accettato per quella che sono, non mi vuole diversa, non mi vuole cambiare, semplicemente mi vede come tu stesso mi vedi, un gioiello da custodire. Certo, io l’ho trovo un po’ esagerato, ma dopotutto non ho mai nemmeno provato a farti cambiare idea, a riguardo.

Già in questo preciso istante starai incominciando a preoccuparti, lo posso immaginare: ora ti racconterò tutto, senza tralasciare nemmeno un particolare per farti capire quanto io sia ineffabilmente felice.

Mi sono perdutamente innamorata di un giovane medico legale, originario del Galles, a cui ho donato il mio cuore, e che mi ha in cambio donato il suo. Un uomo che ogni giorno cerca di farmi sentire a casa, come in quella tua casa, papà, dove ho sempre ricevuto tanto affetto, di non farmi sentire la mancanza di un sorriso, di occhi che mi cercano, che mi chiedono in ogni momento se sto bene, che si offrono di mostrarmi il lato bello della vita.
E non solo si offrono, ma ci riescono anche. Con lui, è tutto più facile, è tutto meraviglioso.

Il suo nome è Nathan O’Malley. Ed io lo amo.

Escluso te, papà, non avevo mai amato davvero nessun uomo in vita mia, finchè non ho incontrato lui. Forse il suo nome non ti giungerà nuovo, probabilmente il cognome O’Malley ti suonerà familiare, ma ti chiedo espressamente di aspettare a formulare qualsiasi giudizio su di lui. Aspettare… di conoscerlo. Se lo desideri. Io lo voglio, davvero, e lui è ben disposto a incontrarti. Ci tiene a me, papà. Moltissimo. Mi ama e mi rispetta, e io non potrei chiedere di meglio. Se ne sono tanto convinta, dovresti subito fidarti, perché sai bene quanto io sia difficile, con gli uomini, e quanti ne abbia rifiutati, di quei giovani speranzosi che venivano ad Highbury a farci visita con la scusa di parlar d’affari con te.

Vieni a Parigi, mio caro papà, o se non vuoi, verremo piuttosto noi a Londra, tornerò, per poco, pur di rivederti, riabbracciarti, e farti conoscere l’amore della mia vita. Significherebbe molto per me, la tua approvazione.

Ti prego di non prendere decisioni affrettate, di non arrabbiarti, perché per quanto sia stata lieta di leggere la tua lettera, le tue parole tanto comprensive, se qualsiasi cosa mi allontanasse da questo nuovo sentimento che ho scoperto, morirei di dolore, soprattutto se fossi tu a stabilirlo.

Qualora volessi accettare di partire, scrivimi, comunicami tutti i dettagli, non farmi preoccupare. Non è un viaggio così lungo, ma se pensi di non farcela, ti assicuro che verrò io stessa a Londra subito dopo aver ricevuto la tua lettera.

I love you so much, daddy.

Yours sincerely,

Camille

Post scriptum: Troverai un altro foglio ancora, in questa busta. Leggilo, per favore. Fallo per me.

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{Lettera di Nathan O’Malley a Henry Woodhouse}

[Un foglio ripiegato contenuto all’interno della lettera di Camille indirizzata al padre. Il foglio è chiuso da un piccolo sigillo in ceralacca, raffigurante la bandiera gallese. Anonimo apparentemente in una scrittura semplice nella sua ricercatezza]

Ser Woodhouse,

immagino che con stupore e un misto di incredulità possiate rigirare e leggere queste poche righe che vi vengono mandate da uno sconosciuto.

Uno sconosciuto che, non senza remore e pensiero, ha osato rivolgere a voi parole e pensieri.

Non sono certo degno, nè tanto meno posso io credere che voi possiate prendere per oro quello che vi hanno fatto sapere di me, nè tanto meno ho l’ardire di pensare che io possa convincervi di qualche arcano mistero.

Eppure, semplicemente, mi espongo al vostro pensiero, al vostro discernimento circa il valore da dare a queste mie parole.

Vi sarà stato detto che vi è un sogno, una felicità a rimanere a Parigi, lontano dagli affetti familiari e paterni, come, egualmente, che qualcosa, o meglio qualcuno, è la causa di questo furto che vi viene fatto.

Mi rimetterò a vostro insindacabile giudizio se riterrete che tale “convincimento” che viene da un comune sentimento, sia per voi tale affronto da essere considerato un furto.
In tal caso, vi chiedo solo di rivolgermi le domande che riterrete più idonee a chiarire i vostri dubbi, pregandovi solo di una cosa, che sono certo che il vostro stesso animo non si rifiuterà di assecondare.

Vi è chi ha un sogno, chi vuole nutrirlo, esponendosi al mondo con le proprie capacità, senza il bisogno di una protezione esterna che ne possa tarpare le ali, permettete a colei che è latrice di queste mie parole, di vivere questo sogno, anche se lontano da voi, lontano dal vostro sguardo e dalle vostre cure, perchè io credo che non vi sia maggior letizia per un padre o parente in generale che veder qualcosa che si considerava insicuro solcare i cieli con le proprie forze.

Lasciate che il sogno di vostra figlia diventi realtà, non costringetela a scelte che potrebbero offuscare lei e voi allo stesso modo, considerando, se lo riterrete, come unico responsabile solamente chi ha avuto l’ardire di pensare a colei che amate, nello stesso modo cui voi l’avete pensata fino ad oggi.

In Fede.

N.

3 Febbraio 1879

{Lettera di Henry Woodhouse alla figlia}

Highbury, 1 Febbraio 1879

Mia carissima Camille,

mio dolce e adorato tesoro, non sono mai stato così lieto in vita mia di ricevere una lettera, come quando la signora Churchill mi ha consegnato la tua. Ero sicuro che non mi avresti mai fatto agognare una risposta troppo a lungo, ma non speravo che questa arrivasse tanto presto. Dovevi vedere l’espressione sul volto della nostra povera governante: tu sei davvero la splendida figlia che non ha mai avuto. Sei sempre stata la gioia di ogni persona che ti abbia conosciuto e amato, fin da piccola. Ora, questa casa é terribilmente vuota senza di te.

Non piangere, bambina mia, non voglio che nemmeno una delle tue lacrime venga versata per me, perchè io ti ho giá perdonata, l’ho fatto nel momento esatto in cui sei sparita, anche se non sono subito stato in grado di ammetterlo a me stesso. Forse ero troppo infuriato, con questo mondo meschino che aveva osato rapirti, portarti via da me. Ma adesso so che puoi affrontarlo, sei forte e caparbia e dalle tue parole percepisco una sicurezza che c’è sempre stata in te, sopita sotto la tua dolcezza. Tuttavia, un padre sa sempre riconoscere la virtù dei propri figli, ed io ho sempre saputo che in te alberga qualcosa di molto speciale; giorno dopo giorno, vedendoti crescere, riscoprivo in te i motivi che mi avevano fatto innamorare di tua madre. Le somigli così tanto…

Lei meglio di me saprebbe trovare le parole giuste per rassicurarti sul tuo futuro, per donarti tutto il suo appoggio nella tua nuova carriera. Non ascoltare i vaneggiamenti di questo povero anziano, e non crucciarti nemmeno, se per ora continuo a non esser d’accordo con alcune tue scelte: vivi la tua vita e sii felice come lo sei ora, come lo eri quel giorno che ben ricordo su quella collina, tu, il mio angelo; non chiedo di meglio. Se tua madre fosse ancora qui sarebbe fiera di te, e nonostante tutto, lo sono anch’io.

Quanto a me, il cuore mi dà i soliti problemi, ma sto bene, non te ne devi preoccupare, ho chi si prenda cura di me, anche se mi mancano le tue amorevoli attenzioni. Forse un giorno, presto, se la salute me lo consentirà, ci rivedremo; sarei disposto a venire io stesso a Parigi, se tu lo volessi, pur di riabbracciarti un’altra volta. Me lo concederesti? Dipende tutto da te, mia cara. Sei grande ormai, per quanto mi risulti difficile accettarlo, e la decisione è soltanto tua.  Finchè non sarai sicura di ciò che desideri, che sia tornare a casa o solo permettermi di rivederti, leggere le tue lettere sarà la mia unica consolazione.

Mi chiedi di raccontarti cosa succeda qui, e la verità è che non é accaduto molto, dalla tua partenza. Tua cugina Marianne mi ha chiesto di te. Soltanto qualche giorno fa ha finalmente accettato la proposta di fidanzamento del signor Martin: si sposeranno entro la primavera. E’ davvero una cara ragazza, e John Martin sembra un giovane di sani principi. Marianne mi ha detto che le piacerebbe che tu fossi presente, al matrimonio, anche se temo non accetterai, e ne comprenderei il motivo.

Per il resto, le giornate trascorrono alquanto tranquille: le visite a Highbury sono diminuite, prima erano spesso dovute soltanto alla tua presenza. In fondo di questo te ne sei sempre accorta. Chi potrebbe mai aver piacere, se non i vecchi amici di famiglia, a visitare un vedovo come me, se non fosse per la sua adorabile creatura?

Ti confesso che è molto più facile ora non dover avere a che fare con ambiziosi e supponenti giovanotti che pretendono la tua mano, come una volta. Nessuno sarebbe alla tua altezza, mio splendido fiore… Lo vedi di cosa è convinto il tuo sciocco padre?
Mi hai scritto di non essere sola, e pur non sapendo a cosa ti riferissi, ho notato un certo tremore nella tua calligrafia, in quel punto.
Qualcuno é forse riuscito a conquistare il tuo cuore? Chiunque sia, gli sono debitore, se finora ti ha protetto dalle insidie di Parigi, come avrei fatto io, se avessi potuto. Spero ti tratti bene, che non osi farti soffrire oppure giuro che niente mi tratterrà più qui a Londra.

Ma non volevo spaventarti, sono soltanto le mie solite congetture, può darsi che mi sia immaginato tutto, che abbia male interpretato le tue parole. Comunque sia, qualora il mio istinto non mi avesse ingannato, ti prego di essere prudente, tesoro mio. Non vorrei mai che qualcuno si approfittasse di te. Se così non fosse, e avessi davvero trovato un uomo da amare, sappi che almeno questo, dovrebbe ancora essere approvato da me. Sei pur sempre la mia unica figlia, e non permetterò che il primo giovane di belle speranze ti abbia troppo facilmente. Mi fido del tuo giudizio, ma ti chiedo di essere sincera con me.

E sempre perchè desidero che tu sia al sicuro, a Parigi, ti invito a usare il denaro del conto per trovarti una buona sistemazione. Basteranno, spero, e forse avanzerà ancora qualcosa; non è tutta la tua dote, ma quella, in gran parte, è qui, è Highbury. Non so dove tu stia vivendo, in questo momento, ma quando sei partita non avevi molto con te, e spero davvero che tu non sia stata costretta a vivere in quel teatro. Non è il luogo adatto a te, cara, almeno non per alloggiarvi; sarei molto più tranquillo se tu avessi un posto tuo.

Chiaramente, non ti obbligherò mai a fare nulla. I miei consigli sono dettati soltanto dall’amore paterno immenso che provo per te. Ricordati, per favore, che io voglio solo la tua felicità. Scrivimi presto, Camille.

Con affetto,

Tuo padre

26 Gennaio 1879

{Lettera di Camille Woodhouse al padre}

Parigi, 26 Gennaio 1879

My dear daddy,

Scusami. Se tu fossi qui implorerei il tuo perdono, ora che ho avuto la tua comprensione, perchè anche se hai capito il motivo per cui me ne sono andata, questo non può cancellare il dolore che ti ho provocato, le lacrime che io stessa ho versato leggendo la tua lettera, lacrime di gioia e di tormento.

Mio adorato papá, ti prego, perdonami, anche se forse l’hai già fatto, ma avevo bisogno di chiedertelo io, per ritrovare quel minimo di serenità. Sono consapevole di non meritarmelo, perché in tutto questo tempo io non ho fatto nulla per rassicurarti, per farti sapere che fossi viva, sana e salva, e poichè mi rendo conto solo ora di quello che puoi aver passato senza avere mie notizie, me ne pento, non sai quanto… Ho sbagliato, e nonostante non possa prometterti che non commetterò più errori d’ora in avanti, ti prometto almeno che non ti farò più soffrire.

Perciò sto scrivendo questa lettera all’alba di una mattina parigina, subito, il giorno dopo aver ricevuto la tua. Ho atteso una notte per schiarirmi le idee, e per smaltire il pianto. Tu lo sai bene quanto sia difficile farmi smettere di piangere, quando comincio… Quante volte sei riuscito, tu, a farmi tornare il sorriso, quand’ero piccola… Non l’ho mai apprezzato abbastanza, non come te ne sono grata ora.

Hai ragione, non sono più una bambina, ma sono ancora la tua bambina. In un’altra città, con un’altra vita, ma devi sapere che non è passato giorno in cui non abbia pensato a casa. Va tutto bene, lì? Vorrei che mi raccontassi tutto, tutto quello che mi sono persa. La signora Churchill si prende cura di te? É stata come una seconda madre per me, sono sicura di potermi fidare di lei. Voglio che tu stia bene, papá, quanto lo vuoi tu per me.

Sono felice. Tanto, tanto felice. Come quella volta, il giorno del mio settimo compleanno, ricordi? Eravamo a Bath con i Rochester e i Knightley, alle terme, e né a te nè a me piaceva troppo stare lì. Allora abbiamo preso una carrozza e siamo scappati insieme a Dartmoor, siamo saliti su una di quelle verdi colline, mi hai tenuta in braccio tutto il tempo affinchè non mi sporcassi il vestitino nuovo, e una volta in cima, mi hai chiesto di cantare per te, in quel muto deserto smeraldino, perchè la mia voce, dicevi, ti ricordava quella della mamma. “Remember me to one who lives there. He once was a true love of mine…” Quello è stato uno dei giorni più belli della mia vita.

[Il foglio sembra bagnato, come se delle lacrime vi fossero cadute sopra]

Ecco, ora sono felice come quel giorno. Certo, ci sono stati alti e bassi, giorni in cui mi sei mancato più, mi è mancata la nostra Highbury, giorni in cui è stato difficile adattarmi a questo nuovo mondo. Ma ce ne sono stati altri, come il giorno del mio debutto, in cui ho sentito il cuore esplodere sotto il peso di tanta gioia. E non sono sola. Ti spiegherò meglio, un’altra volta, in un’altra lettera.

Sai, se mi avessi vista, su quel palco, forse non mi avresti riconosciuta. So bene di averti deluso, ma ti chiedo di rimandare il giudizio sulla strada che mi sono scelta. Potresti cambiare idea, un giorno o l’altro. Lo faresti, per me?

Scrivimi presto, per favore. Ti voglio bene, e mi manchi tanto.

With love,
Camille

Post scriptum: Sto bene, papà, non c’era bisogno che ti scomodassi per il denaro, ti sembrerà strano, ma mi pagano anche, per cantare… Comunque sia, grazie, di cuore.

25 Gennaio 1879

{Lettera di Henry Woodhouse alla figlia}

Highbury,  20 gennaio 1879

Mia adorata Camille,

Sei sempre stata una bambina sensibile e comprensiva; immaginerai quindi quanto sia terribilmente difficile e tormentoso per me trovare una maniera con cui iniziare una lettera come questa.

Non ti chiederò il perchè della tua fuga, per un semplice motivo: l’ho già compreso. Solo ora, dopo mesi dalla tua partenza, dopo averti forse persa per sempre.

Ho capito ogni cosa nel momento in cui Mr Rochester è comparso nel nostro salotto, di ritorno da un viaggio a Parigi, per dirmi che ti aveva vista, in quel teatro, l’Opèra.  Mentre mi raccontava di quanto ti avesse trovato splendida, luminosa e diversa su quel palco, lui che è un amico di famiglia e ti conosce da quando eri in fasce, il mio povero cuore si é fermato.

Tesoro mio, per giorni, settimane, mesi ho temuto il peggio, dopo che sei sparita. Credevo ti avessero rapito, che avessero preso la mia bambina, e ho fatto setacciare l’intera contea per ritrovarti, invano. È stato un duro colpo, tu mi conosci. Ho pensato di esser giunto alla fine dei miei giorni. Non sapevo che quella bambina non l’avrei mai ritrovata, perchè nel frattempo, giá da prima che sparisse, era cresciuta, e io non avevo voluto prenderne atto.

Sapere ora che sei viva e che leggerai questa lettera è un sollievo immenso, per questo anziano padre che, nonostante tutto, ti ama moltissimo e non smetterà mai di farlo: desidero che questo sia ben chiaro.

Perdonami, cara, come sempre mi perdo nei miei stessi pensieri e non riesco mai ad arrivare al punto. Stavo dicendo che quando Mr Rochester mi ha riferito che sei diventata una cantante di professione, e che quella sera era il tuo debutto, ho avvertito un dolore lancinante al petto. E così, hai realizzato i tuoi sogni, quei sogni che io non ho mai voluto ascoltare, cosa di cui soltanto adesso mi pento amaramente. Avrei voluto esserci, avrei voluto vedere mia figlia incantare un intero teatro con il suono della sua angelica voce.

Ma non posso mentirti. Come ho disapprovato severamente il tuo comportamento, la tua fuga improvvisa, disapprovo anche questa strada che hai deciso di percorrere, per il momento. Mi dispiace, Camille, ma avrei preferito qualcos’altro per te, per la mia unica figlia.

Tuttavia, ho finalmente capito che quello che desidero io non ha importanza, la sola cosa di cui m’interessa è la tua felicità: purtroppo, questa consapevolezza mi è costata assai cara. Pertanto, ciò di cui ora ho più bisogno è sapere che stai bene e che sei felice. Tutto il resto non conta, ormai.

Attenderò, anche mesi, se sarà necessario, una tua risposta, che mi manderai quando sarai pronta.

Con affetto,
Tuo padre

Post Scriptum : Lo sai come sono fatto, ho il vizio di preoccuparmi troppo, specialmente se si tratta di te. Per questo motivo, ho aperto un conto a tuo nome alla Banque de France: non esitare ad usufruirne, qualora avessi bisogno di qualsiasi cosa.